La poesia "Il Partito" di W.V. Majakovskij
Di Admin (del 12/03/2006 alle 16:28:18, in Attualità, letto 3481 volte)
Qui da noi le parole più profonde
diventano abitudine,
invecchiano come i vestiti,
ma io voglio costringere una grande parola
a splendere di nuovo, la parola Partito.
Un uomo solo, in se stesso racchiuso,
a che cosa può essere utile? Chi mai
gli darà ascolto? Forse la moglie,
e non sempre, non in piazza
ad esempio,
forse solo nell’intimità.
Il Partito è un uragano
denso di voci flebili e sottili
e alle sue raffiche
saltano i fortilizi del nemico,
come timpani al rombo del cannone.
La disgrazia è sull’uomo quando è solo.
La sciagura è nel cuore del solitario.
L’uomo solo è fragile preda
d’ogni potente
e persino dei deboli purché si mettano in due.
Ma se nel Partito
tutti i deboli si sono riuniti,
arrenditi, nemico, muori e giaci!
Il Partito è una mano
con milioni di dita,
stretta in un solo minaccioso pugno.
L’Uomo isolato non conta,
anche se è forte
non alzerà una semplice trave,
né tanto meno una casa a cinque piani.
Ma col Partito,
reggendoci e alzandoci l’un l’altro,
costruiremo sino al cielo.
Il Partito è la spina dorsale della classe operaia.
Il Partito è l’immortalità della nostra opera.
Il Partito è l’unica cosa che non tradisce.
Oggi sono un povero commesso,
ma domani
cancellerò i regni dalla carta.
Cervello e fatica,
vigore e gloria della classe:
ecco cos’è il Partito.
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